Anche oggi, come tutte le domeniche, la pista del Progetto Penice è aperta ai soci, ma non voglio scrivere di questo, è molto più bravo Marco a raccontarvi quanto i ragazzi (e più ancora gli adulti…) si divertano a scendere con gli sci, lo snowboard e anche con il bob.
Voglio raccontarvi, invece, quello che mi è successo oggi pomeriggio durante un’escursione tra i boschi che affiancano la pista.
Sono arrivato intorno alle due e c’era già una quindicina di persone tra adulti, ragazzi e bambini che “affollava” la pista. La mia idea era quella di farmi una passeggiata e con l’occasione fare qualche foto (ah mi son scordato di presentarmi: sono Enrico, segretario del PP e di mestiere faccio il fotografo…).
Son partito senza una meta precisa, cercando di farmi guidare dall’istinto e da ciò che più mi attirava fotograficamente parlando. Così dopo aver risalito per un po’ la pista ho deviato a sinistra su per il boschetto seguendo il tracciato di una vecchia variante alla pista che da anni non viene più usata.La strada si fa subito molto ripida e io, che non sono per niente allenato, ho cominciato ad accusare il colpo: fiato grosso e passi lenti. Ma la bellezza del posto e il rumore che fa la neve cedendo sotto il mio peso mi hanno stregato e ho continuato la risalita fino a un piccolo pianoro.
Qui ne ho approfittato per riprendere fiato e guardarmi attorno: si sentiva solo il mio respiro e tutto attorno si vedevano alberi carichi di neve. Bello mi son detto adesso scatto qualche foto, ma mentre armeggiavo con la macchina fotografica avevo una strana sensazione, come se qualcuno mi stesse osservando. Mi sono guardato in giro ma non si vedeva altro che alberi, neve, cielo.
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Ho ripreso il cammino, la salita stavolta è più dolce e la neve continua a scrocchiare sotto i miei passi (non riesco a trovare una parola adatta a descrivere il rumore della neve fresca quando ci cammini sopra, chi ha provato lo sa, per gli altri…beh venite e provate!).
La vecchia pista è percorsa da parecchie tracce di lepri, alcune sono recenti altre si vede che son più vecchie perché la nevicata di ieri le ha ricoperte e si notano appena. La maggior parte segue il confine dove la pista finisce e comincia il bosco, sono poche invece le tracce che l’attraversano. Chissà come mai…
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Salgo ancora, la sensazione di essere osservato rimane e mi mette un po’ a disagio perché continuo a guardarmi intorno e a non vedere nessuno. Salgo fino al punto in cui la pista viene attraversata da un piccolo corso d’acqua, al mio arrivo un gruppo di piccoli uccelli si alza in volo cinguettando da un albero alla mia destra,mi passa sopra e prosegue risalendo il ruscello, subito dopo un altro gruppo di uccelli fa lo stesso, così d’istinto mi giro verso sinistra a seguire il loro volo e mi accorgo che il ruscello addentrandosi nel bosco forma una piccola cascatina, così mi avvicino per scattare qualche foto.
Mentre studio l’inquadratura attraverso il mirino, qualcosa attraversa come un fulmine la scena, istintivamente stacco gli occhi dal mirino e guardo tutto attorno per capire cosa potesse essere.Ancora quella figura, velocissima, si muove tra gli alberi.
Sarà poco più bassa di mezzo metro, sembra, sembra… no, non può essere i folletti non esistono, sarà qualche animale che non conosco e io mi sono fatto suggestionare dall’atmosfera magica del posto.
Mi rimetto a guardare nel mirino e di nuovo mi passa davanti, come un fulmine, provo a scattare, ma è troppo veloce. Stacco ancora gli occhi dal mirino e lo scorgo, velocissimo, sparire nel bosco.
Rimango immobile: voglio vederlo ancora. Rimango così per non so quanto tempo, ma niente. Non si fa vedere.
Finalmente mi decido a fare la foto alla cascatina e riprendo la salita, nella testa mi frullano mille domande: chi o cos’era? cosa voleva? Mah!?
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Continuo a salire finché non arrivo sotto la partenza dello skilift del passo penice, la vista e il rumore degli sciatori mi distoglie dai miei frullamenti e decido di scendere verso la pista del Progetto Penice. Giunto all’altezza dell’arrivo della nostra manovia vedo sulla sinistra un pianoro oltre il quale c’è una fila ininterrotta di arbusti e alberi, sembra quasi un muro, e al centro un’apertura, sembra quasi una porta con i rami che toccandosi formano una specie di arco.
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Improvvisamente quella figura, velocissima attraversa il pianoro e s’infila nell’apertura.
Allora è vero, non me lo sono immaginato!
La curiosità di andare a vedere cosa c’è oltre quella porta è fortissima, ma preferisco tenermi la curiosità e far volare la fantasia. Così scendo e ritrovo Marco e gli altri che si stanno ancora divertendo, forse più che i bambini, a sciare.
Tornato a casa, mentre scarico le foto sul computer, mi balza all’occhio un libro sullo scaffale, parla di fate, elfi e folletti, così incuriosito mi metto a sfogliare le pagine finché arrivo a:
“Hiccup è uno spirito guardiano arrivato sulla terra, con i suoi piccoli fratelli di Luce, richiamato dagli alti e vecchi alberi delle foreste…entrando in un bosco si ha spesso l’impressione di essere osservati e che la notizia del nostro passaggio sia divulgata velocemente, attraverso misteriosi brusii, fino ai suoi estremi confini.al limitare dei prati, proprio ai margini del bosco, esistono delle porte invisibili ad occhi distratti che gli alberi e i cespugli camuffano abilmente. Queste porte d’ingresso che circondano il bosco sono custodite da spiritelli guardiani che avvertono gli alberi dell’arrivo di estranei. Gli alberi infatti, sono spesso raccolti nei loro profondi pensieri, oppure intenti a ricevere messaggi portati dal vento e, capita a volte che vengano disturbati dal rumore dei passi indifferenti che percorrono i sentieri del bosco.”
Allora non me lo sono sognato: ci sono i folletti a Casa Matti!!!
Alla prossima!
Enrico